L’equilibrio interiore con le pietre

pietre impilate

La ricerca dell’equilibrio interiore

Capita di trovare cumuli di sassi che fanno capolino da ruscelli o in spazi aperti lasciati dagli escursionisti magari per segnalare il loro passaggio o come offerta d’arte o preghiera.

Si tratta di una nuova disciplina meditativa chiamata comunemente stone balancing rivolta a porre in equilibrio pietre e massi di varie forme sfruttando solo la forza di gravità per ritrovare l’equilibrio interiore.

L’equilibrio interiore con le pietre ricercato con questa pratica permette di liberare la mente e il corpo dai pensieri, per fondersi e concentrarsi con i punti di equilibrio dell’opera che si sta componendo.

L’armonia e il bilanciamento esteriori sono il riflesso di un raggiunto equilibrio interiore.

L’origine di questa pratica non è univoca.

Molte culture, tradizioni e popoli, nel corso dei secoli, hanno adottato l’usanza di impilare le pietre una sopra l’altra per diversi scopi.

Ma a differenza delle pietre ammucchiate usate come segnavia o monumenti sacri, la pratica di ricercare l’equilibrio interiore con le pietre non è pensata per durare.

E’ una pratica molto simile ai mandala di sabbia del buddismo tibetano.

I monaci trascorrono diversi giorni creando un gigantesco mandala sacro e geometrico con diverse sabbie colorate, solo per distruggerlo e riportare la sabbia al suo posto originale in natura.

Allo stesso modo, le pietre vengono riposte una per una (senza calci o fretta) dove sono state trovate.

Come simbolo spirituale, la pietra o la roccia rappresentano ciò che è eterno o la verità stessa.

E in alcune tradizioni le pietre sono considerate spiriti individuali o addirittura, come nelle tradizioni mistiche ebraiche, esseri silenziosi.

Bilanciare le pietre come pratica di conoscenza

Proprio come i testi yogici possono approfondire la nostra conoscenza dello yoga e le pose approfondiscono la nostra conoscenza del nostro corpo e del nostro io interiore, così le pietre impilate possono dirci di più sull’ambiente che ci circonda.

Oppure, quando accatastate dalle nostre stesse mani, essere un’attività meditativa che ci connette alla parte più profonda e genuina di noi stessi.

Anche nello yoga, pietre e rocce non sono prive di coscienza.

Contengono ancora i tre guna come tutti gli oggetti fisici, ma hanno semplicemente molto più “tamas” – il guna lento e denso.

Per passare attraverso la nostra sequenza yoga preferita sono necessari pazienza, concentrazione e una profonda quiete della mente, anche questi sono necessari per la pratica prudente e meditativa di bilanciare le pietre.

Negli ultimi anni, accumulare pietre è diventata una specie di pratica spirituale in sé.

Alcune persone creano in natura torri di ciottoli levigati, ognuna delle quali rappresenta una preghiera o un pensiero di gratitudine come meditazione sul divino.

La pratica di alcuni personaggi famosi

Alcuni personaggi famosi, come l’attore Shane Hart, scelgono rocce più difficili da bilanciare, usando la pratica come una ricerca introspettiva.

Lo chiama “Upala yoga“, con “upala” che significa “pietra” in sanscrito.

Questo bilanciamento delle pietre come pratica introspettiva è una sorta di meditazione sull’impermanenza.

Come dice Shane “Upala yoga è temporale:  Si possono dedicare ore a una scultura e una vibrazione sottile o un vento leggero possono abbatterlo in un istante“.

Durante la pratica del bilanciamento delle pietre, la mente è tenuta a concentrarsi e diventare molto tranquilla.

L’equilibrio richiede tre punti di contatto che spesso possono essere percepiti intuitivamente solo nella quiete profonda e nel silenzio.

Michael Grab, che bilancia le pietre dal 2008, descrive l’esperienza come simile agli stati di samadhi.

“Arriva un punto in cui la mente si spegne completamente, come in uno stato meditativo profondo.

E infine, quando mi avvicino al “punto zero” con aggiustamenti finali minuti, è come se nient’altro esistesse.

Sono dentro le vibrazioni delle rocce e tutto ciò che mi circonda diventa una cosa sola. In un senso molto letterale, sembra di creare uno stato di unione con l’ambiente”.

Controllare il nostro ego con le pietre

L’ego deriva da programmazione esterna, è un’entità figlia del mondo esterno (la società con le sue leggi, credenze, convinzioni, sistema educativo…).

Nasce dall’esigenza di affermare la sua unicità e individualità ed è conseguenza della discesa verso la materia e della separazione dal nostro Creatore.

L’Essere, invece, è la nostra “Essenza”, il nostro vero centro, la nostra parte divina che è stata purtroppo prevaricata.

L’ego ha invaso così tanto il nostro mondo interiore da spodestare e relegare in un angolo il nostro vero sé e renderci dimentichi della nostra natura divina, del nostro potere, della nostra magia, delle nostre straordinarie capacità e potenzialità.

Quando pratichiamo lo Stone balancing, sia che si tratti di bilanciare pietre o costruire pile di preghiere, l’intenzione di fondo è sempre quella di rimuovere l’ego per connetterci a quella natura  fatta di puro amore, di armonia e  di piena realizzazione.

Stone balancing e ambiente

Per quanto lo stone balancing sia affascinante a livello estetico e aiuti ad entrare in uno stato meditativo, può anche disturbare l’ecosistema e rovinare gli habitat naturali.

Tra gli insegnamenti dello Zen c’è anche quello di onorare l’ordine naturale delle cose.

Lo stone balancing può essere una pratica contemplativa molto profonda e rigenerante, ma è davvero completa quando è accompagnata dal rispetto dell’ambiente.

Proprio perché la rimozione di rocce e pietre può mettere a rischio la vita di numerose specie animali e vegetali è importante a fine pratica riporle dove le si è trovate.

Conclusioni

Per quanto controversa, la pratica dello stone balancing è oggi più affascinante che mai.

Colma il nostro bisogno di calma e contemplazione ma va  svolta con il dovuto riguardo nei confronti del paesaggio e dei delicati equilibri ambientali.

La natura in sé è già un’opera d’arte  e una profonda pratica meditativa.